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Le prospettive di rilancio del Porto di Venezia

Ieri nella monumentale Aula Magna dell’Ateneo Veneto, si è tenuto l’incontro “Le prospettive di rilancio del Porto di Venezia” organizzato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale insieme all’Ordine degli Ingegneri della Città Metropolitana di Venezia e al Collegio degli Ingegneri di Venezia, con la collaborazione e il patrocinio dell’Ateneo Veneto.

Il convegno ha trattato i possibili sviluppi del Porto di Venezia, con una attenzione particolare ai suoi rapporti con le evoluzioni dell’ambiente marino e dell’ecosistema lagunare.

Mariano Carraro, Presidente dell’Ordine Ingegneri Venezia e chairman dell’evento, ha spiegato gli obiettivi dell’evento: “Dopo un percorso di studio e approfondimento delle tematiche riguardanti l’impatto del Mose sul Porto della città, l’Ordine degli Ingegneri e il Collegio Ingegneri di Venezia, insieme all’Autorità di Sistema Portuale, hanno voluto chiamare una pluralità di esperti per condividere con la città le soluzioni tecniche che possono essere adottate per rendere i futuri sviluppi portuali sostenibili rispetto alle evoluzioni dell’ambiente marino e dell’ecosistema lagunare. Siamo sicuri che una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica sulle effettive possibilità di intervento a difesa dell’ambiente arricchirebbe l’attuale dibattito”.

Introducendo l’evento, la Presidente dell’Ateneo Veneto, Antonella Magaraggia, ha ricordato i fortissimi legami fra la città e il Porto, che non può essere considerato una entità separata da Venezia stessa. L’Ammiraglio Piero Pellizzari, Direttore Marittimo del Veneto e Comandante della Capitaneria di Porto di Venezia, ha elencato i vantaggi del Porto di Venezia, capace di esprimere più vocazioni e di rispondere a scenari in rapido mutamento, come ad esempio la recente decisione di farvi attraccare anche le navi da crociera.

L’assessore all’Urbanistica, Edilizia privata e Ambiente del Comune di Venezia, Massimiliano De Martin, ha commentato: “Una riflessione sul porto, o come preferisco direi io, i porti, non può fermarsi al pensiero delle grandi navi, l’attenzione della Città è rivolta soprattutto a ciò che accade a terra, quindi alle compagnie marittime, agli spedizionieri, alle attività portuali, ai trasportatori e alle attività industriali che sono strettamente collegate all’esistenza del porto, nato il secolo scorso da una chiara volontà dello Stato italiano, perché le attività ad esso collegate erano considerate già in passato di interesse nazionale per l’intera economia adriatica”.

Come in passato, quando i traffici marittimi hanno garantito a Venezia ricchezza materiale e culturale, ancora oggi il sistema portuale è un elemento di indiscutibile valore per la città e il Paese grazie alla sua posizione strategica, che lo rende un terminal naturale per le linee di commercio marittime provenienti dall’Oriente, alla connessione con il cuore dell’Europa tramite infrastrutture stradali, ferroviarie e aeroportuali e alla presenza di un entroterra dotato di un tessuto industriale, commerciale e manifatturiero d’eccellenza, come ha illustrato Marco d’Elia, Direttore della Direzione Infrastrutture e Trasporti della Regione del Veneto. “La Regione intende promuovere la comodalità mare-gomma.ferro e, in questa strategia, il Porto di Venezia ricopre una posizione di assoluta preminenza”.

Posizione geografica e interconnessioni non bastano da soli perché il Porto di Venezia continui a ricoprire un ruolo da protagonista all’interno di un sistema di traffici che da tempo si svolge su scala globale. Devono essere affiancati da investimenti in infrastrutture fisiche e digitali e servizi capaci di adattarsi in prospettiva ai futuri mutamenti dell’ambiente marino e lagunare, come spiegato da Antonio Revedin e Antonella Scardino, rispettivamente Direttore Pianificazione Strategica e Sviluppo e Segretario Generale dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale.

“Il futuro, e ancora di più il presente, del sistema portuale veneto – commenta il Segretario Generale Antonella Scardino – è connesso alla piena realizzazione di un porto regolato, sostenibile e pienamente integrato con il proprio ecosistema, a servizio delle imprese del territorio. Questa visione riassume la strategia di lungo periodo di cui il Piano Operativo Triennale 2022-2024 dei Porti di Venezia e Chioggia rappresenta il punto di partenza. Il documento di programmazione, innovativo anche sotto il profilo della metodologia adottata, punta infatti a introdurre un nuovo modello operativo e organizzativo dell’ente, rigenerare il sistema degli scali veneti anche attraverso una nuova accessibilità dei porti, realizzare una piena transizione energetica, riconoscere una nuova centralità della safety e della security e, infine, consolidare una nuova relazione Porto -città”.

Per meritare quel ruolo di nodo strategico a livello nazionale ed europeo che sono la loro vocazione, il Porto con la città di Venezia e il suo territorio devono oggi affrontare insieme nuove sfide. Fra queste, figura al primo posto la valutazione da un punto di vista fisico, culturale, ambientale e strutturale dei metodi e delle prospettive per la salvaguardia dell’ambiente lagunare: un ambiente che, senza l’intervento dell’uomo, sarebbe scomparso da tempo, in obbedienza alle leggi evolutive che regolano gli ambiti costieri occupati dalle acque di transizione.

Marco Marani (Dipartimento ICEA dell’Università degli Studi di Padova) e Pierpaolo Campostrini (Direttore Generale Consorzio CORILA) hanno illustrato ai presenti come il sistema lagunare si evolve in rapporto alla pressione antropica e ai cambiamenti climatici e come far convivere lo sviluppo della portualità con la salvaguardia della laguna e del centro storico.

Il professore dell’ateneo patavino ha sottolineato l’urgenza di intervenire con un aggiornamento morfologico per arrestare o almeno mitigare il processo di erosione della Laguna, oggi stimata in circa 600 mila metri cubi di sedimenti persi ogni anno nel mare o depositati nei canali di navigazione (che poi devono essere escavati). Il relatore ha sottolineato: “Con interventi mirati e reversibili, potremmo ridurre sostanzialmente il deficit, salvando almeno due terzi dei sedimenti che la Laguna perde ogni anno. Oggi abbiamo gli strumenti tecnici e scientifici per capire le ricadute ambientali dei nostri interventi nell’ambiente lagunare: non posso quindi che auspicare che la collettività prenda le sue decisioni sul sistema lagunare tenendo in debita considerazione le conoscenze scientifiche e le possibilità tecniche”.

Pierpaolo Campostrini ha ricordato che, come previsto dalla Legge speciale per Venezia, i fattori di protezione della città si devono muovere su tre assi: la salvaguardia fisica, quella ambientale e quella socio-economica. “La salvaguardia fisica è oggi ottenuta, come vediamo proprio oggi in occasione del primo innalzamento della stagione del Mose, ma non è completa: mancano altri interventi, come l’innalzamento di alcune parti della città. Se guardiamo l’intero bacino, assistiamo alla erosione progressiva della Laguna e non abbiamo ancora deciso come intervenire per arrestare questo fenomeno – di fronte al degrado ambientale, il tempo non è un fattore ininfluente. Se poi guardiamo alla salvaguardia socio-economica, molte opere devono essere ancora realizzate, fra cui le conche di navigazione a supporto del Porto“.

Andrea Pedroncini del DHI Italia – Danish Hydraulic Institute ha illustrato il progetto “Channeling the Green Deal for Venice”, cofinanziato dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale e dalla Comunità europea. “Il progetto, che stiamo sviluppando assieme ad alcuni partner dopo aver vinto un bando indetto dall’Autorità di Sistema del Porto di Venezia, prevede lo studio delle condizioni di navigabilità del Canale Malamocco-Marghera e degli effetti della navigazione nel canale sulla Laguna centrale; il fine è quello di proporre delle soluzioni per la sicurezza della navigazione che siano allo stesso tempo sicure per l’ambiente. Il progetto, partito da un’approfondita analisi degli studi precedenti per tarare i modelli numerici, prevede anche una fase sperimentale: all’interno del laboratorio danese di uno dei nostri partner (la Force Technology), sono simulate in ambiente tridimensionale le manovre che le navi compiono nel canale”.

“Venezia e la portualità”, ha concluso Fulvio Lino Di Blasio, Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, “costituiscono un binomio inscindibile la cui potenza è stata in grado di imporsi nel contesto globale per molti secoli in virtù di un ricorso intelligente e costante all’innovazione. Oggi l’innovazione passa inevitabilmente, tanto più in un contesto delicato e unico quale la laguna, attraverso la sostenibilità ambientale, economica e sociale; sostenibilità oggi da intendersi quale concreta modalità maistream di sviluppo delle politiche pubbliche che – integrando le dimensioni del lavoro, dello sviluppo e dell’ambiente – mira alla costruzione dei porti del futuro a supporto dell’area metropolitana e dell’intera Regione del Veneto”.

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