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Porto di Venezia, terminato escavo di un tratto del canale Malamocco-Marghera

Il Commissario straordinario Zincone: “Questa e altre opere che stiamo portando a termine frutto della ordinaria gestione. Per dare un futuro a portualità, salvaguardia della Laguna e della città dobbiamo cambiare paradigma e superare i rallentamenti burocratici che ostacolano i procedimenti amministrativi.”

L’Autorità di Sistema Portuale del Mar Adriatico Settentrionale ha terminato in questi giorni l’escavo del tratto del Canale di grande navigazione Malamocco-Marghera in ingresso al Porto di San Leonardo per il ripristino della quota di pescaggio pari a -12.00 s.l.m.m. Complessivamente sono stati scavati circa 30.000 mc di sedimenti prevalentemente di classe B.
È il primo tassello di un mosaico più ambizioso la cui composizione, nell’ottica di ripristinare la piena navigabilità dei canali portuali, ha preso avvio nei mesi scorsi.
In tal senso AdSP ha dato il via ad un imponente opera di dragaggio manutentivo che mira, complessivamente, a rimuovere più di 500mila metri cubi di fanghi al fine di garantire l’accessibilità nautica e quindi l’attrattività degli scali di Venezia e Chioggia. Le attività ad oggi in corso riguardano infatti entrambi gli scali.
Più in particolare, per quanto riguarda il porto commerciale-industriale di Marghera:

  • sono in corso le attività di escavo dell’intero tratto del Canale Malamocco-Marghera, dal bacino di evoluzione n 3 fino al curvone di San Leonardo. Ad oggi le attività di escavo si sono concentrate nel tratto di canale compreso tra bacino di evoluzione 4 e la cassa di colmata B e sono già stati conferiti presso l’Isola delle Tresse 130mila mc di sedimenti di classe B.
  • E’ in corso un localizzato intervento manutentivo di circa 3000 mc di sedimenti al Molo A di Marghera la cui ultimazione è prevista entro la settimana corrente.
  • E’ in corso un intervento presso l’accosto di San Marco Petroli nel canale industriale Sud di Marghera il cui completamento è previsto entro la fine del mese di marzo. Ad oggi sono stati scavati circa 20.000 mc di sedimenti.

Per quel che riguarda lo scalo di Chioggia, dopo anni di attesa, sono iniziati i lavori di escavo manutentivo in località Val Da Rio. L’intervento, che avrà ricadute positive sui volumi di traffico del Porto clodiense, prevede un’attività di escavo a quota -7 metri e -5 metri, per un accosto con limitato pescaggio, e il conferimento all’isola delle Tresse di circa 40.000 metri cubi di sedimenti di classe B. I lavori, che si concluderanno entro maggio, permetteranno di ripristinare le quote di pescaggio degli accosti previste dall’ordinanza del 2013.
Alle attività in corso si aggiungono poi le attività programmate a Porto Marghera e che riguardano principalmente i tratti di canale prospicienti la Darsena “IROM”, la Darsena “Petroven”, la Darsena “Rana” e il Canale industriale Ovest per un totale di 200mila mc di fanghi.

“Non possiamo bearci. È un risultato che l’AdSP, così come il PIOPP, hanno raggiunto con impegno e abnegazione straordinarie ma che, in una dinamica amministrativa sensata, dovrebbe essere derubricata a ordinaria gestione delle attività proprie di questi Enti. È chiaro quindi che, per dare un futuro alla portualità veneziana, alla salvaguardia della laguna e della città di Venezia dobbiamo cambiare paradigma e superare quegli inutili rallentamenti burocratici dovuti ad adempimenti ultronei che ostacolano, anche quando non ce n’è bisogno, i procedimenti amministrativi. Ne è un esempio lampante la decisione unilaterale assunta per sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale, sebbene non ve ne fosse alcun bisogno, quei progetti che mirano proprio alla salvaguardia, ambientale, economica e sociale, di Venezia e della sua laguna.  Non vi è in questo alcuna volontà di agire al di sopra dell’ordinamento. Vi è invece la consapevolezza che, se non abbiniamo al rispetto delle norme quei sani principi di semplificazione, efficienza e leale collaborazione istituzionale – che in questa occasione sono pienamente venuti meno – possiamo, sin d’ora, archiviare qualsiasi ipotesi di proficuo ricorso ai fondi del Recovery Fund, di autentico recupero ambientale della laguna, di recupero produttivo e occupazione, sotto un profilo sia quantitativo che qualitativo, del Sistema Portuale Veneto. Tutte azioni che altro non sono se non ri-dare a Venezia la sua storia connessa a doppio filo con la portualità, l’innovazione e l’interpretazione della modernità”.

 

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